Cari lettori e lettrici, ben ritrovati!
Vi ringrazio per i tanti feedback ricevuti e rinnovo il benvenuto ai nuovi iscritti, se nello scorso numero eravamo in 120, oggi siamo in 180 🎉, spero che questa newsletter possa essere per tutti voi una piacevole scoperta.
Per chi è interessato alla visita guidata alla mostra di OBEY ci sono ancora 8 posti disponibili per la data di giovedì 11 luglio ore 19 - la data di giovedì 27 è stata annullata per scarse adesioni -. Per iscriversi basta compilare il form. Nuove date verranno annunciate a settembre/ottobre.
Un’estate al mare pc
Anche se il meteo sembra sostenere il contrario, è ufficialmente iniziata l’estate, e con l’estate si avvicinano le ferie e i piani per le vacanze. Questo per la maggior parte delle persone, ma non per la sottoscritta, che, dopo i viaggi degli anni passati programmati in ogni piccolo dettaglio, quest’anno si chiede se riuscirà a passare agosto su un balcone vista mare in compagnia della propria partita IVA.
A Milano c’è chi sostiene che sia meglio lavorare in città piuttosto che fare smart working al mare e finire per vederlo solo da lontano. Non sono d’accordo.
Penso che esista una sorta di “stato di grazia” - che alcune persone hanno avuto la fortuna di sperimentare - che permette ad alcuni di trovare un perfetto bilanciamento tra lavoro e piacere. Quando si ama il proprio lavoro, e si ha la possibilità di dargli il giusto spazio, questo non diventa un impedimento, una rinuncia, ma una naturale prosecuzione del nostro stare al mondo, esattamente come il nostro rapporto con la natura.
Certo, detta così può sembrare un discorso un po’ naïf. Sono ben consapevole che per moltissime persone la situazione è tutt’altro che rosea. Tuttavia, ed è un reminder che faccio anche a me stessa, penso che tenerlo a mente sia utile a non abituarci a pensare che “lavoro” debba per forza significare “sacrificio”, e che raggiungere quello “stato di grazia”, nell’arco di una vita, sia quantomeno un obiettivo a cui ci si può permettere di ambire.
Atelier con giardino
In questi anni mi è capitato di imbattermi, studiandone l’opera o visitandone le case-museo, in diversi artisti che nel corso della propria vita hanno avuto la fortuna di sperimentare questo “stato di grazia” di cui accennavo, e che hanno costruito i propri atelier, non per caso, in splendide località che per noi sono mete di vacanza.
Nel 2020 scrivevo questo pensiero:
“Ogni volta che si entra nello studio di un artista ci si accorge, varcata la soglia, di sentirsi incredibilmente privilegiati. Si avanza in punta di piedi con gli occhi spalancati, attenti a non toccare nulla e a non inciampare in niente, distratti dalla moltitudine di immagini e di idee appese al muro con o senza cornice.”
Nonostante diversi di questi artisti siano ormai scomparsi da tempo, l’ “aura” della loro presenza creativa e creatrice è ancora palpabile negli studi che un tempo li hanno ospitati. A maggior ragione se questi luoghi sono stati concepiti dagli artisti stessi, pensati per essere spazi di massima libertà espressiva, circondati da giardini lussureggianti e inondati di luce.
In questa newsletter vi presento 5 studi d’artista in località paradisiache, che hanno ispirato la loro opera e che sono sicura ispireranno anche voi.
🇪🇸 Joan Mirò e lo studio a Palma di Maiorca
Il mio “spirito guida” è Joan Mirò, uno dei miei artisti del Novecento preferiti, che il poeta Jacques Prevéert descriveva come “un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni”. Mirò è stato così dedito alla ricerca e alla sperimentazione artistica che non ha mai smesso di lavorare fino all’età di 90 anni (mi piace pensarla così, in modo romantico, visto che probabilmente è l’età in cui andrò in pensione).
Dopo aver vissuto tra Barcellona, sua città natale, e Parigi, realizzò di non poter più vivere in un posto dove non si vedeva il mare, e per questo nel 1956 si trasferì con la moglie a Palma di Maiorca, dove potè realizzare il suo grande sogno: uno studio tutto suo dove poter lavorare, progettato dal suo amico e architetto Josep Lluis Sert:
“Il mio sogno quando mi stabilisco da qualche parte è avere un grande laboratorio, non tanto per ragioni di illuminazione, (…) ma per avere spazio e molte tele, perché più lavoro e più desidero lavorare”. - Joan Mirò

L’artista lavorò lì per tutto il resto della sua vita, e donò l’atelier alla cittadinanza, dando vita alla Fondazione Pilar e Joan Miró, oggi visitabile.
Entrando nella Fondazione non si ha la sensazione di visitare un museo, ma di trovarsi in una vera e propria casa, dove tutto sembra separato dal mondo esterno e appartenere solo al “mondo Mirò”, dal giardino delle sculture al suo atelier, rimasto esattamente com’era quando l’artista era in vita.
Nel 1959 Miró acquistò una casa storica, Son Boter, che utilizzò come secondo studio di pittura e scultura, e che decorò con schizzi a carboncino, rendendo la casa stessa un'opera d'arte.

🇪🇸 César Manrique e la casa nella lava a Lanzarote
Se capitate a Lanzarote, è impossibile non imbattersi in almeno un’opera di César Manrique, artista e architetto poliedrico innamorato della sua isola. Dopo aver studiato e vissuto a Madrid e a New York e aver incontrato grandi artisti come Picasso, Warhol e Mirò, decise di tornare a casa per costruirsi il proprio nido e laboratorio artistico, prendendo ispirazione dagli elementi naturali dell’isola e dando vita a opere pubbliche che tuttora sono tra i luoghi più visitati e affascinanti dell’isola. Manrique fu anche un grande paesaggista, attivista, ecologista e urbanista, è grazie a lui che Lanzarote ha mantenuto l’atmosfera magica di un tempo, evitando gli abusi edilizi che caratterizzano le altre isole Canarie.
Casa del Vulcano, Fondazione César Manrique, Tahíche
La Fondazione César Manrique è la spettacolare dimora costruita da Manrique dopo il suo ritorno da New York, quando decise di stabilirsi definitivamente a Lanzarote. Ubicata nel mezzo di una colata di lava, originata dalle grandi eruzioni che colpirono l’isola tra il 1730 e il 1736, è la casa nella quale Manrique visse la maggior parte del tempo (vent’anni, dal 1968 al 1988). Oggi ospita la sua fondazione omonima.
Al piano inferiore, la dimora sfrutta cinque bolle vulcaniche naturali, in comunicazione tra loro attraverso dei tunnel scavati nella lava. Inoltre è possibile visitare la piscina, la pista da ballo, il forno, il barbecue… il tutto immerso in una folta vegetazione e accompagnato dalla presenza costante del basalto. Nell’ultimo spazio, verso l’uscita, c’è il vecchio studio del pittore, oggi convertito in sala di esposizione per i suoi dipinti.
Casa del Palmeto, Casa-Museo César Manrique, Haría
La Casa-Museo César Manrique si trova nel bel mezzo del palmeto nella pittoresca cittadina di Haría, nel Nord di Lanzarote. Qui l’artista trovò la tranquillità e il contatto con la natura che tanto amava. Manrique avviò la costruzione della sua nuova casa riutilizzando e adattando una masseria in rovina.
Nella casa-museo oggi si può passeggiare nel bellissimo giardino di palme e cactus, sbirciare nel suo armadio e nelle camere da letto e spulciare tra i libri e le fotografie con amici e personaggi illustri nel grande salotto. Il percorso termina nell’atelier, dove tutto è rimasto come era stato lasciato dall’artista prima di morire nel 1992.
Oltre alle due case Manrique ha lasciato all’isola altre opere architettoniche che vale davvero la pena di visitare, per menzionarne alcune: il Giardino dei Cactus, il Jameo del Agua e il Mirador del Rio.
🇪🇸 Salvador Dalì e la casa-microcosmo in Costa Brava
Restiamo in Spagna. E non potevamo che passare a trovare il più folle dei Surrealisti, Salvador Dalì, che a Portlligat, piccola insenatura a lato della cittadina di Cadaqués, acquistò con la moglie Gala una piccola dimora affacciata sulla baia, fino ad annettere altre unità abitative circostanti, arrivando a trasformarla in un microcosmo a pianta labirintica, confusa e complicata.
Per Dalì questa non fu semplicemente una casa, ma un vero e proprio essere vivente, una struttura organica che si è evoluta ed ha preso forma nel corso degli anni come il rapporto che univa lui e Gala.

Uno degli angoli di maggiore fascino della tenuta è lo spazio esterno, destinato alla vita mondana della coppia e alla glorificazione del tempo libero. Oltre ad una ampia terrazza dove erano soliti ricevere i loro ospiti, si trova il giardino, ricco di piante di ulivo e melograni, e la zona della piscina, famosa per la sua forma fallica ed abbellita da insoliti oggetti come poster pubblicitari degli pneumatici Pirelli e la mascotte di Michelin.
Uscendo dalla dimora dell’artista catalano, ciò che pervade chi visita la casa è la sensazione di aver vissuto un’esperienza onirica e, per meglio dire, surreale.
Nonostante il pittore manchi tra quelle mura da diversi decenni, il suo estro sembra essere ancora presente per accogliere e guidare i visitatori all’interno di quello che fu il suo rifugio dal resto del mondo e il luogo di ispirazione che influenzò la sua bizzarra e stravagante vita.
Il Teatro-Museo Dalì a Figueres
Se siete fan di Dalì e siete in visita a Barcellona, non potete perdere il Teatro-Museo Dalì a Figueres, la sua città natale, raggiungibile con due ore di treno. Il museo è stato progettato da Dalì stesso come tributo alla sua carriera artistica. Imperdibile!
🇫🇷 Monet e la sua casa con ninfee in Normandia
Lasciamo la Spagna per recarci a Giverny, un piccolo paese della Normandia, in Francia, a un’ora e mezza di distanza da Parigi. Qui il più celebre dei pittori impressionisti Claude Monet si trasferì nel 1883, all’età di 43 anni, con la propria famiglia.
Rapito dalla bellezza del paesaggio, Monet acquistò una grande casa, il Clos Normand, con un fienile, diventato poi il suo atelier e, davanti, un ampio giardino, che diventerà una delle sue principali fonti di ispirazione.
Qualche anno più tardi, nel 1893, Monet arricchì la sua proprietà con il bacino delle ninfee, uno specchio d’acqua ottenuto grazie alla deviazione di un affluente del fiume Epte, il Ru, nel quale l’artista coltivava una nuova specie di pianta, ottenuta dall’incrocio delle ninfee bianche con delle varietà tropicali. Nacque così il fantastico giardino acquatico attraversato dal famoso ponte giapponese, che immortala nella celebre serie delle Nymphéas.
Se il tema vi interessa vi consiglio il documentario “Le ninfee di Monet - un incantesimo di acqua e luce”, disponibile su Sky e su Prime Video.
🇫🇷 Paul Cézanne e il suo studio in Provenza
Restiamo in Francia, ma ci spostiamo a sud, per l’esattezza nelle campagne vicino a Aix-en-Provence, in Provenza, nella dimora che Paul Cézanne fece costruire nel 1901 a sua immagine e somiglianza: sobria, senza fronzoli, niente doveva intralciare la sua visione creativa, che si nutriva delle cose semplici della vita quotidiana. Dalla sua morte tutto è rimasto intatto, e visitare il suo atelier è un vero tuffo nel passato.
Al piano superiore, lo studio è un tranquillo rifugio pieno di pace. I cinque anni che l'artista trascorse qui furono uno dei periodi più ricchi e fertili della sua vita creativa. Qui ha dipinto le tre versioni delle Grandi bagnanti sul cavalletto originale ancora in mostra insieme alla scala. Da perfezionista qual era, Cézanne aveva studiato attentamente la disposizione dello studio, optando per un pavimento in parquet, pareti grigio chiaro e non bianche, e tendaggi, il tutto per evitare quelli che lui considerava riflessi sgradevoli e a dare alle sue opere i colori giusti. Gli scaffali conservano ancora il fascino degli oggetti che usava nelle sue composizioni di nature morte: barattoli di zenzero e di olive, teschi, un Cupido in gesso. È come se il pittore stesse per apparire da un momento all'altro: la sua presenza è ancora palpabile in oggetti come le lettere, l'impermeabile e il suo grembiule.
All'esterno, il giardino funge da cornice alla sua pratica artistica inarrestabile. Fichi, ulivi, allori... Il pittore sentiva i profumi della sua nativa Provenza che tanto amava:
"Quando si nasce lì, è la fine, niente avrà mai più significato".
Eccoci giunti al termine di questo viaggio tra Spagna e Francia.
Che ne pensate? Avete mai visitato qualcuno di questi studi d’artista? Che impressione vi hanno lasciato? Avete anche voi un artista di riferimento - o come dico io uno “spirito guida” - che con la sua vita o la sua opera vi ha ispirato nel vostro percorso professionale (e non)? Sono molto curiosa di sapere la vostra!
Non mi resta che salutarvi e augurarvi una buona settimana.
Grazie per avermi seguita fino a qui e alla prossima,
Elena